martedì 27 dicembre 2016

CUCINA SANFELESE

La gastronomia sanfelese rientra per molti aspetti in quella regionale e la completa. Ecco alcune specialità.
Acquasale
Antipasti
  • Acquasalë fréddë (pane raffermo ammorbidito con acqua fredda e condito con pomodoro, cipolla, sale e origano)
Primi piatti
  • Cavatiéddè, fusiddë e avrècchjëtèddè (pasta fatta in casa condita con la radice amara cren o rafano, “u rafënë” in dialetto)
  • Laghënë e fasulë (piatto unico composto da tagliatelle fatte in casa e fagioli)
  • Mëgliazze, pizzë dë grandinjë, farënatë (preparati a base di farina di mais)
  • Trëhiddë cu a muddichë (pasta fatta in casa con aggiunta di mollica di pane)
Secondi piatti
  • Cutturriéddë (bollito di carne di pecora o montone con verdure)
  • Marrë (Involtino di interiora di agnello, capretto o maiale)
  • Mugliulatiéddë (Involtini di trippa di agnello o capretto, con ripieno a base di carne)
  • Suffrittë (soffritto di spezzatino di carne)
Dolci
  • Cavëzone d' cicër e castagnë (dolce natalizio a base di ceci, cioccolato e castagne)
  • Sangunuaccë (impasto di sangue di maiale con uva passa e cioccolata)
  • Scarpèddë cu-r mustë cuòttë (pasta di pane fritta e condita con mosto rappreso sul fuoco)

NATALE CON L'OPERETTA



venerdì 23 settembre 2016

Bonus Cultura, domanda via app


Su 18app la registrazione online per esercenti e maggiorenni 2016 per l'offerta e la fruizione di beni e servizi compatibili con il bonus cultura da 500 euro: ecco come funziona.

Da ottobre, i ragazzi che compiono 18 anni nel 2016 possono spendere una “dote” di 500 euro, il bonus cultura che il Governo ha stanziato con la Legge di Stabilità. Utilizzando l’applicazione ufficiale 18app – web app customizzata per Mobile e non scaricabile dagli store. Possono registrarsi sia gli esercenti che mettono a disposizione prodotti e attività culturali, sia i neo maggiorenni che hanno a disposizione il bonus da spendere. Per entrare, ci vogliono le credenziali Spid, sistema pubblico identità digitale, mentre gli esercenti usano il PIN Fisconline o Entratel.

Stabilità 2017: proroga bonus cultura e borse di studio

Il processo di registrazione per gli esercenti è relativamente semplice: si inserisce il codice fiscale, la password e le credenziali Fisconline o Entratel. Bisognerà poi inserire le seguenti informazioni: telefono, indirizzo posta elettronica, eventuale sito web, tipologia di esercizio (fisico, online, misto), categoria commerciale, elenco di beni o servizi disponibili per il bonus cultura. La registrazione può essere effettuata fino al giugno 2017.
Per essere facilmente raggiunti, è possibile inserire l’indirizzo del negozio fisico, o in generale tutte le informazioni utili al giovane per raggiungere l’esercente. Nel caso in cui ci siano più negozi fisici, è possibile inserire i dati di tutti i punti vendita. Musei, parchi naturali e aree archeologiche che fanno riferimento al Ministero sono inseriti direttamente dalla Direzione Generale di riferimento.
E’ consentito fare promozione, anzi a questo scopo c’è un kit, scaricabile da sito: locandina in PDF  da stampare per l’affissione e in formato EPS per l’utilizzo editoriale, stampa a colori delle locandine su foglio bianco formato A4, banner per il sito.
Ci sono una serie di regole da rispettare. I prodotti e i servizi possono essere venduti solo al 18enne intestatario del buono. Importante: nel caso in cui il giovane chieda di cambiare un prodotto acquistato, sarà il negoziante a regolarsi come crede tenendo però presente che è vietato cambiare la merce con prodotti non compresi in quelli acquistabili con il bonus cultura, ed è anche vietato restituire il denaro. Quindi, il giovane dovrà necessariamente acquistare un altro servizio fra quelli messi a disposizione dallo stesso esercente.
Non è possibile acquistare con il bonus cultura servizi o prodotti per amici e parenti: classico esempio, il cinema o il teatro. Il 18enne può acquistare un solo biglietto. Sul sito ci sono le istruzioni per validare i buoni presentati dagli studenti, con la procedura sia per gli esercizi fisici sia per i siti di ecommerce. Il buono deve necessariamente essere validato al momento dell’acquisto, non si può fare l’operazione in un momento successivo (nemmeno se c’è un problema tecnico). Dunque, utilizzare la app il negozio deve avere una connessione a Internet.
Nel momento in cui si accetta il buono presentato dal 18enne, bisogna emettere fattura elettronica: la app fornisce tutte le istruzioni per l’emissione della fattura. I beni venduti attraverso 18app concorrono alla formazione dell’imponibile. 
Fonte: il sito 18app


lunedì 12 settembre 2016

CONVOCAZIONE N° 9 CONSIGLIO MUNICIPIO 3

Il Consiglio di Municipio 3 è convocato in seduta ordinaria per giovedì  15 SETTEMBRE  2016  in 1° convocazione dalle ore 18.30 fino alle 21.00 

lunedì 25 luglio 2016

La Voce dei Condomini BLOG di Leonardo Donofrio: SCIA 2: titoli edilizi caso per caso

La Voce dei Condomini BLOG di Leonardo Donofrio: SCIA 2: titoli edilizi caso per caso: Come individuare il titolo edilizio corretto per ogni intervento a fronte del nuovo decreto SCIA 2 che fornisce tabelle caso per caso Co...

sabato 23 luglio 2016

Iscrizioni a scuola, on line il Rapporto con i dati completi


Sono state 1.576.722 le domande di iscrizione alle classi prime di scuola primaria e secondaria di I e II grado presentate online per l’anno scolastico 2016/2017, il 97,1% delle quali indirizzate alle scuole statali. La procedura si era aperta il 22 gennaio scorso e si è chiusa un mese dopo, il 22 febbraio. L’adesione delle scuole paritarie alla procedura di iscrizione online è rimasta facoltativa anche per il prossimo anno scolastico, mentre sono state aperte anche per i percorsi di istruzione e formazione professionale presso i Centri di formazione professionale (CFP) accreditati dalla Regione che hanno sottoscritto con il Miur un’apposita convenzione.
Tanto per le scuola primaria che per la secondaria di primo grado, la preferenza da parte delle famiglie riguardo al tempo scuola è per il tempo ordinario: il 61% delle famiglie che ha iscritto i proprio figli in prima elementare ha scelto il tempo ordinario, soprattutto le 27 ore settimanali. Una percentuale che sale all’85,7% nel caso del tempo ordinario a 30 ore nella scuola secondaria di primo grado.
Complessivamente sono 549mila ragazzi che dopo la terza media hanno deciso di continuare gli studi, il 94,5%dei quali ha scelto una scuola secondaria superiore. Il restante 5,5% (pari a 30.319 ragazzi) ha optato per percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) svolti presso strutture formative accreditate dalle Regioni.
I licei si confermano la tipologia di scuola superiore più gettonata (52%), in particolare dalle ragazze (60,7%). Gli istituti tecnici accolgono il 30,5% dei ragazzi, confermando il dato del precedente anno scolastico. In diminuzione dell’1,1%, invece, le preferenze per gli istituti professionali (17,5%). A livello geografico, i licei registrano il gradimento maggiore nel centro Italia (57,8%), gli istituti tecnici nel nord-est (36,2%), gli istituti professionali, infine, evidenziano le migliori performance nel sud e nelle isole (rispettivamente 19,5%).
Rispetto allo scorso anno scolastico, cresce il gradimento delle famiglie per il servizio di iscrizioni online. Il 64,4% degli utenti ritiene efficiente il funzionamento del servizio (era il 59,7% nel 2015/2016). Il 54,9% considera semplice l’utilizzo del sistema contro il 49,9% dello scorso anno. Il 70,2% considera la procedura vantaggiosa in termini di risparmio di tempo (la considerava tale il 66,3% nel precedente anno scolastico). Per agevolare gli utenti il Ministero ha creato una pagina web ad hoc completamente rinnovata e semplificata. E ha messo a disposizione una App (MyIOL) scaricata da oltre 10.000 utenti.

A.N.M.I.C., disabilità e diritti: tutela e rappres...


Leonardo Donofrio-Revisore dei Conti ANMIC MILANO:(Articolo ANSA)  

Le parole sono importanti. Mai come in questo caso, aggiungiamo. La prima parola cui facciamo riferimento dunque è disabilità: in Italia interessa circa 4 milioni di persone, una cifra significativa che impone all’attenzione di tutti temi come la tutela e la rappresentanza di tale categoria, parte integrante della società italiana. E siamo a tre parole, disabilità, tutela e rappresentanza cui se ne aggiunge inevitabilmente un’altra: opportunità. In questo ambito sono diverse le associazioni che nascono con lo scopo di tutelare e rappresentare le persone affette da disabilità fisiche e motorie e ANMIC è una delle più importanti nel nostro paese. La realtà che rappresenta è fondamentale: Gianluca Englaro, presidente ANMIC della sede regionale della Lombardia, ci aiuta a far luce sull’operato di questa associazione che conta alle spalle quasi sessanta anni di duro, e non sempre facile, lavoro a disposizione di ogni cittadino affetto da handicap, per aiutarlo a risolvere problemi che riguardano l’assistenza, il lavoro, l’istruzione, la pensione e molto altro sia a livello burocratico che istituzionale.

Partirei con un inquadramento nazionale dell’associazione…
L’Anmic è stata istituita Ente Morale per decreto legge del Presidente della Repubblica il 23 dicembre 1978, divenendo così forza trainante e di indirizzo per le scelte di politica socio-sanitaria del nostro paese. La sede direzionale dell’Anmic si trova a Roma ma conta ben 19 sedi regionali oltre questa. Io sono il presidente dell’ANMIC Lombardia e ora Commissario nella sede di Brescia. In tutta Italia esistono 103 sezioni provinciali, oltre a 350 sezioni comunali e delegazioni locali che si occupano della tutela degli assistiti.
Prima di proseguire, è importante dare una definizione di Invalido civile, fin troppe lacune e distorsioni ci sono in proposito. Che ne direbbe di fare chiarezza?
Un invalido è una persona prima di tutto. Una persona affetta da minorazione, di diversa tipologia, psicofisica congenita o acquisita che comporta un danno permanente. Non dipende quindi da cause di guerra, lavoro o servizio. L’associazione che rappresento è la maggior organizzazione del settore, sia per numero di associati sia per ampiezza delle tipologie di disabilità interessate. ANMIC ha il fine di rappresentare e tutelare gli interessi sia morali che economici dell’intera categoria degli invalidi civili sul territorio nazionale.
ANMIC non è sola in questo, nel tempo avete unito le forze collaborando e confrontandovi con altri enti…
ANMIC è un’associazione riconosciuta a livello nazionale a rappresentanza e tutela di persone con disabilità, ha un ruolo trainante ma non è sola. Fa parte, insieme con altre 5 associazioni, ANMIL, UNMS, UIC, ENS e ANGLAT, della FAND, una federazione tra le associazioni nazionali di invalidi. In ogni ambito, sia nazionale, regionale e in parecchi contesti anche provinciale, c’è FAND e qui ci confrontiamo con le altre associazioni, incontrandoci almeno un paio di volte al mese per perseguire e valutare i bisogni a livello territoriale. L’obiettivo primario è sempre quello di tutelare la persona, qualunque sia il tipo di disabilità, e conseguentemente attivandoci per rispondere alle diverse esigenze.
ANMIC è un’associazione che lavora in maniera capillare sul territorio, decentralizzata, con il fine di arrivare ovunque, per quanto possibile, e raccogliere le richieste più diverse…
A livello territoriale le problematiche sono diverse, e possono anche variare in base alle diverse esigenze; è quindi necessario che vengano affrontate evidenziando i problemi delle singole aree, di ogni singola regione, con la sensibilità e l’atteggiamento adatti alle varie situazioni specifiche che si verificano. Questo per far fronte anche alle diverse strutture organizzative messe in campo dalle istituzioni locali e soprattutto al loro modo di approcciare associazioni come la nostra.
In Lombardia per esempio abbiamo riscontrato difficoltà nel confronto con la Regione, soprattutto nel discutere aspetti per noi essenziali per la tutela degli assistiti. Quando il “colloquio” con gli enti locali incontra ostacoli, interviene FAND, che per noi ricopre un ruolo fondamentale di interlocutore anche su questioni cruciali quali le sovvenzioni governative e regionali, grazie alle quali abbiamo implementato i servizi alla persona diversamente abile, dando risposte concrete e risolvendo efficacemente numerose problematiche riscontrate direttamente sul campo.
Può farci un esempio concreto di questi servizi di cui parla, riferendosi nello specifico alla Lombardia, area in cui opera in prima persona?
Abbiamo istituito uno sportello disabilità per il cittadino, dove riceviamo riscontri concreti, sulle necessità e sulle problematiche più diffuse, da parte dei diretti interessati. Siamo operativi non solo in Regione Lombardia ma in tutte le nostre sedi, provinciali e non, dislocate entro i confini regionali. C’è una relazione diretta con le persone: ascoltiamo le problematiche reali e le difficoltà socio-economiche di tutti quelli che si rivolgono a noi, così interloquendo direttamente con le persone siamo in grado di offrire loro un sostegno concreto, focalizzato sulle reali esigenze del singolo individuo. Il dovere delle istituzioni è ricoprire un ruolo fondamentale nell’abbattimento degli ostacoli di diversa natura (ancora oggi presenti) che interessano i processi di inserimento a tutti i livelli della vita comunitaria: sociale, lavorativa e scolastica e, di conseguenza, anche reddituale.
Per quanto riguarda le altre regioni?
Purtroppo non abbiamo un riscontro tangibile per le altre regioni, io posso presumere che FAND funzioni in Lombardia come nel resto del paese. Posso pero sicuramente affermare che in Lombardia, siamo l’associazione più emancipata a all’avanguardia.
Stiamo persino organizzando un programma di formazione di figure di rappresentanza che nei tavoli istituzionali specifici, ci diano la possibilità di confrontarci ad armi pari con le istituzioni. Vale a dire persone dotate di esperienza e di specifica preparazione per esprimersi in modo consapevole e competente rispetto ad ogni singola argomentazione trattata.
Da questo funto di vista è stata determinante FAND?
Sicuramente sì. Ci siamo orgogliosamente impegnati anche economicamente e non senza importanti sforzi, con tutte le altre associazioni parte attiva di FAND, per stanziare un contributo affinché la federazione si possa avvalere di tecnici competenti e persone preparate che ci rappresentino in ogni situazione .
Parliamo della sede di Brescia, dove lei lavora in prima persona…
La sede di Brescia conta circa 2000 associati e rappresentiamo circa seimila, seimilacinquecento persone disabili. Le persone interessate si rivolgono a noi per trovare una soluzione alla loro problematiche con richiesta di invalidità o aggravamento, legge 104 ecc. o per utilizzare il nostro servizio di Patronato che offriamo agli associati e non, a costi sicuramente agevoli: il patronato INAPI si occupa di pensioni (invalidità-vecchiaia-superstiti-sociale), maternità, disoccupazione, assegni familiari, duplicati CUD/OBSM, estratti contributivi, modelli 730, IMU, TASI,RED, ICRIV, ICLAV e ACCPS/AS, oltre ad una consulenza professionale elevata.
Nel 2015 abbiamo strutturato la nuova sede in via Solferino 44/a, una sede attrezzata per accogliere persone con disabilità, cosa che prima nella vecchia sede non era possibile. Essendo io stato nominato commissario, sono ripartito dalla filosofia alla base della nostra associazione ANMIC: tutelare le persone diversamente abili. Per questo motive ho cercato e trovato una sede idonea, e grazie alle persone che collaborano con me, offrire innumerevoli nuovi servizi.
Può elencarcene alcuni nello specifico?
Noi inoltriamo le richieste, ad Asl e Inps, di domande di invalidità civile e accompagnamento come stabilito dalla legge 104; inoltriamo richieste di indennità e assistenza ai minori, abbracciando il tema scuola e riabilitazione, abbiamo un servizio di consulenza medico legale, e medici certificatori per avanzare eventuali ricorsi. La nostra associazione si avvale di medici di categoria che ci rappresentano nelle commissioni mediche di valutazione degli stati di invalidità, seguendo e confrontandosi con gli altri medici affinchè i nostri assistiti siano sempre valutati correttamente. Offriamo consulenza legale ai nostri associati con due avvocati che si occupano di seguire nei dettagli casi particolari, riscontrati in un primo momento dal medico legale. Sempre come servizi ci siamo attrezzati per avere un referente per l’abbattimento delle barriere architettoniche, per le pratiche di collocamento obbligatorio, legge 68, nelle aziende che devono inserire la persona con disabilità nei loro organici. Inoltriamo pratiche per il contrassegno europeo di parcheggio per le persone con limitazione di deambulazione e per le tessere di libera circolazione sui mezzi di trasporto regionali. Gestiamo le pratiche per l’acquisto di autoveicoli con agevolazioni come la riduzione dell’iva al 4%, la detrazione del bollo auto, la detrazione dell’Irpef, e sconti con concessionari.
Servizi di assistenza e tutela morale ed economica verso tutte le categorie dunque…
Indubbiamente cerchiamo di essere sempre di più un punto di riferimento. L’essere invalido civile significa trovarsi davanti ad un percorso di vita difficile perché difficile è l’inserimento, sia nella società che nella scuola, che nel lavoro. Ci si imbatte quotidianamente in innumerevoli insidie alle quali spesso il Comune e lo Stato non sono in grado di rispondere. L’ANMIC cerca in ogni modo, grazie a volontari, medici e consulenti tecnici, di fornire ai propri soci forma di tutela e presa in carico di problematiche di vario genere su molteplici fronti.
In che modo riesce a sostenersi un’associazione come ANMIC?
Le entrate dell’associazione ANMIC sono rappresentate dal sostegno del “5 x 1000”, da donazioni spontanee ma è soprattutto il pagamento della quota di iscrizione con cui si riceve la nostra tessera, la vera risorsa di sostentamento, che ci permette di continuare a essere il riferimento per tutte quelle persone bisognose che si appoggiano a noi. Il costo della quota di iscrizione è di euro 47,80 annuale. Con questa tessera l’associato ha il diritto di usufruire di tutti quei servizi presso la nostra sede, che prima ho descritto. L’ANMIC di Brescia in particolare per il rinnovo della tessera o per associarsi, ha due forme di pagamento: con bollettino postale che distribuiamo in sede tramite c/c 1026833655, o il contributo tramite codice iban it86q0503411200000000017076.
Ecco concludendo vorrei proprio far capire all’associato, che magari tramite l’ANMIC ha ottenuto il suo riconoscimento o ha risolto il proprio problema, di starci vicino anche in futuro e continuare a sostenerci per permetterci di poter aiutare tutte quelle persona disabili e le loro famiglie che senza il nostro aiuto sarebbero in seria difficoltà.
LA VOCE DEGLI INVALIDI : A.N.M.I.C., disabilità e diritti: tutela e rappres...: Leonardo Donofrio-Revisore dei Conti ANMIC MILANO:(Articolo ANSA)   Le parole sono importanti. Mai come in questo caso, aggiungiamo. L...

lunedì 30 maggio 2016

Così si aiutano i bimbi a dormire di più


Piuttosto che correre a prendere in braccio il piccolo che si sveglia di notte al primo lamento, è utile accorrere con qualche minuto di ritardo, per abituarlo a trovare conforto da solo

Occhiaie, sbadigli, nervosismo; anche questa volta il piccolo non ce l’ha fatta ad addormentarsi in fretta e a tenere chiusi gli occhio fino al mattino e il risultato lo si legge sui volti di mamma e papà. Non occorre però rassegnarsi ai soliti adagi del tipo «è ancora piccolo, i bimbi fanno così, quando sarà più grande la situazione migliorerà». Aiutare i bambini a dormire di più è possibile e non sembra essere neppure tanto complicato.
Gli anglosassoni lo chiamano “sleep training”, allenamento al sonno e consiste in alcune semplici strategie che i genitori possono mettere in atto per abituare quei figli che non ne vogliono sapere di fare sonni lunghi e ininterrotti. Due di queste, in particolare, sono state esaminate su Pediatrics da alcuni medici della Flinders University di Adelaide.
Una quarantina di bambini, con un’età compresa tra i sei e i 16 mesi e che presentavano difficoltà nel riposo notturno, sono stati divisi in tre gruppi. Uno è stato assegnato al cosiddetto “pianto controllato”, un approccio in cui il genitore non deve intervenire subito quando il piccolo si sveglia e piange durante la notte, ma accorrere da lui ogni volta con qualche minuto di ritardo, per abituarlo a trovare conforto da solo.
Con un altro gruppo di bambini invece, mamma e papà dovevano adottare una strategia un po’ più delicata: ritardare, di sera in sera, il momento della messa a letto di qualche minuto in modo da rendere l’addormentamento più rapido. I restanti piccoli, usati come controllo, venivano messi a letto dai genitori nel modo abituale, senza particolari accorgimenti.
Dopo tre mesi gli interventi di “sleep training” hanno mostrato di ridurre di 10-13 minuti il tempo che i bambini impiegavano per addormentarsi, risultato non riscontrato nel gruppo di controllo. In più, la strategia del “pianto controllato” contribuiva anche a diminuire gli episodi di risvegli notturni.
Buone notizie dunque per i genitori che ambiscono a ritrovare il conforto di notti più riposanti, ma per alcuni di loro può essere difficile e fonte di preoccupazione non precipitarsi subito a lenire il pianto notturno del proprio figlio. Eppure la cosa non avrebbe nessun inconveniente.
«Molti genitori si sentono in colpa nel lasciar piangere i bambini durante la notte e pensano di creare in lui chissà quale trauma, ma non è così; i piccoli hanno la capacità di tornare a dormire anche senza il loro intervento, riescono a superare bene questa prova senza alcuno strascico», spiega Michael Gradisar, psicologo clinico australiano.
Dopo un anno dall’inizio dello studio i ricercatori non hanno infatti rilevato nessuna differenza in termini di sviluppo emotivo e comportamentale tra i bambini sottoposti a “sleep training” e quelli considerati come controllo. Non solo, chi era stato allenato al sonno presentava anche livelli più bassi di cortisolo, l’ormone dello stress misurato nella saliva.
Mamme e papà possono dunque provare ad allenare i propri bambini a dormire meglio e più a lungo senza paura che questo ne intacchi la serenità e l’attaccamento nei loro confronti. «E il sonno lungo e ininterrotto dei figli non è solo positivo per il benessere dei genitori, i bambini si porteranno dietro queste sane abitudini anche negli anni futuri con tutti i vantaggi collegati a una buona qualità del riposo», conclude Gradisar.
Una volta raggiunta l’età di sei-nove mesi, l’80-90 per cento dei bambini dovrebbe riuscire a dormire più o meno tutta la notte senza disturbi. Per raggiungere tale obiettivo le tecniche di “sleep training” sono un suggerimento utile, insieme a quello di rendere l’ambiente del riposo il più confortevole e rassicurante possibile, di creare una routine che sia familiare al bambino e a quello di metterlo a letto quando è sì stanco, ma non ancora troppo da manifestare disagio con pianti convulsi ed eccessiva agitazione.
Ogni genitore sceglierà poi la combinazione di strategie più congeniali a lui e al proprio figlio. Se i pianti e le interruzioni notturne dovessero però persistere, i ricercatori suggeriscono di verificare con il pediatra l’eventuale presenza di altri disturbi che possono minare la qualità del riposo come ad esempio il reflusso cronico.


Cristina Gaviraghi,

sabato 28 maggio 2016

Basta farmaci: il mal di testa si cura con un raggio verde




La luce blu, rossa o gialla fa aumentare il dolore. Ma il verde di bassa intensità riesce ad alleviare i sintomi dell’emicrania. Lo hanno scoperto gli scienziati dell’Harvard Medical School che sperano di poter realizzare presto occhiali da sole e lampade speciali. Per curare senza medicine

Giovanna Dall’Ongaro,

L’unico sollievo sono gli occhiali scuri. Gli ambienti luminosi peggiorano la situazione, il buio invece può dare conforto.
Chi soffre di emicrania spesso considera l’illuminazione, naturale o artificiale, come un nemico da evitare. Eppure non tutta la luce viene per nuocere. Quella verde di bassa intensità, per esempio, sembrerebbe addirittura alleviare il mal di testa.
Se così fosse non ci sarebbe più bisogno di ricorrere ai farmaci: indossando speciali occhiali da sole capaci di schermare gli altri dannosi colori dello spettro, tra cui soprattutto il blu, il giallo e il rosso, ma di lasciar passare i raggi verdi, i dolori si attenuerebbero.
È quanto sostengono i ricercatori dell’ Harvard Medical School, convinti di aver trovato una soluzione alla fotofobia sperimentata nell’80 per cento degli attacchi di emicrania.
Al risultato pubblicato su Brain sono giunti dopo aver studiato gli effetti della luce di diversi colori sulle cefalee.  Gli scienziati di Harvard guidati da Rami Burstein, professore di anestesia presso il Beth Israel Deaconess Medical Center, hanno chiesto ai pazienti che si trovavano nella fase di dolore acuto di segnalare le variazioni del mal di testa in corrispondenza dell’esposizione a differenti intensità di luce blu, verde, giallo e rosso.
I raggi di forte intensità disturbavano l’80 per cento del campione: il mal di testa aumentava in corrispondenza di tutti i colori a eccezione del  verde.
Ma non finisce qui. Bursting e i suoi colleghi hanno inaspettatamente constatato che una luce verde molto lieve può ridurre il dolore del 20 per cento.
Per scoprire come mai il raggio verde è ben tollerato, gli scienziati hanno misurato la quantità di segnali elettrici generati dalla retina nell’occhio e dalla corteccia cerebrale dei pazienti in risposta a ogni colore della luce. E hanno trovato che il verde produce il più lieve stimolo elettrico sia sulla retina che sul cervello.  Tutto ciò incide su come reagisce il talamo, l’area del cervello che trasmette le informazioni sulla luce dall’occhio alla corteccia: i neuroni che veicolano l’informazione visiva entrano infatti in contatto con i neuroni che segnalano il dolore.
«La mia speranza - dice Burstein - è che i pazienti possano beneficiare direttamente di queste scoperte molto presto».  Tra le possibilità terapeutiche che Burstein immagina per il futuro ci sono gli occhiali da sole e una lampada speciale. Entrambi con la stessa proprietà: gettare una luce verde pallida sul mondo. Per renderlo migliore agli occhi di chi soffre di mal di testa.


Giovanna Dall’Ongaro,

giovedì 12 maggio 2016

Un viaggio in treno virtuale contro l’Alzheimer

Non farmaci sedativi ma stimoli rasserenanti per combattere gli stati di ansia che accompagnano i malati di Alzheimer.
È l’idea che sta dietro una carrozza ferroviaria virtuale brevettata dal Politecnico di Milano che consente di simulare un rilassante viaggio in treno. I pazienti, comodamente seduti su poltroncine contenitive in grado di sostenere e dare sollievo, possono osservare su uno schermo il paesaggio che scorre, ascoltare i tipici suoni del treno, dalle frenate alla corsa, così come il vociare che riempie gli scompartimenti.
Le luci utilizzate nella speciale carrozza sono inoltre ben calibrate rispetto alla luce “virtuale” dello schermo per garantire un effetto realistico. All’interno della carrozza è inoltre possibile integrare delle webcam per consentire il monitoraggio in remoto dell’ospite da parte degli operatori sanitari.
La carrozza prevede anche un “ingresso” che, con ausili multimediali ed elementi iconografici, consente di offrire ai pazienti una vera e propria introduzione al viaggio.
Il dispositivo, secondo i ricercatori, è un valido ausilio per la terapia non farmacologica, che punta a sostituire i farmaci con pratiche di natura cognitiva o occupazionale capaci di generare un senso di quiete e mitigare gli stati di ansia, in particolare “ansia da fuga”.
Gli specialisti nel trattamento dell’Alzheimer, rispetto a questa particolare tipologia di disturbi, hanno individuato nel “viaggio in treno” l’esperienza che più di tutte possa accomunare il passato di persone appartenenti a diversi ambiti socio-culturali, ritenendola quindi ideale come ambientazione della terapia .

lunedì 21 marzo 2016

Malattie professionali INAIL: tutele e obblighi


Aggiornato l’elenco delle malattie professionali soggette a tutela da parte dell’INAIL: normativa, obblighi e iter per le segnalazioni.

Il medico che viene a conoscenza di una malattia professionale di cui è affetto il lavoratore ha l’obbligo di segnalare il fatto alle autorità competenti. Il Decreto Ministeriale del 10 giugno 2014 ha aggiornato l’elenco delle patologie che sono soggette a comunicazione obbligatoria (articolo 139 del T.U. INAIL, il DPR n. 1124 del 1965), indicate in un elenco previsto dal Ministro del Lavoro. La denuncia deve essere fatta all’Ispettorato del lavoro competente per territorio, il quale ne trasmette copia all’Ufficio del medico provinciale. Le segnalazioni confluiscono nel Registro Nazionale delle malattie causate da lavoro ovvero a esse correlate istituito presso l’INAIL.


Tutela INAIL

Si parla di malattia professionale (o tecnopatia) quando il lavoratore è affetto da una patologia contratta per esposizione a determinati rischi correlati al tipo di lavoro svolto (polveri e sostanze chimiche nocive, rumore, vibrazioni, radiazioni, misure organizzative che agiscono negativamente sulla salute). In questi casi si ha diritto a una tutela e rientrano nella copertura INAIL le malattie professionali comprese nelle tabelle inserite negli allegati 4 e 5, che sono stati progressivamente aggiornati sino all’intervento effettuato con il D.M. 9 aprile 2008. Sono ammesse alla tutela assicurativa INAIL:

  • malattie professionali “tabellate”: contratte nell’esercizio e a causa di determinate lavorazioni, elencate in tabelle allegate a specifici provvedimenti legislativi (la malattia è riconosciuta come causa di servizio). Sono 24 per il settore dell’agricoltura e 85 per quello industriale;
  • malattie professionali “non tabellate” che sono quelle non elencate nelle tabelle, delle quali il lavoratore dimostri l’origine con l’attività lavorativa svolta.
    Documenti
    In caso di malattia professionale il medico deve redigere:

  • certificato medico di tecnopatia (articolo 53 T.U. INAIL): consente all’INAIL di avviare l’istruttoria per l’erogazione delle prestazioni nei confronti dell’assicurato. Deve essere rilasciato al lavoratore (che deve trasmetterlo entro 15 giorni al proprio datore di lavoro) e riferire le sue generalità e quelle del datore di lavoro attuale, la lavorazione o sostanza che avrebbero determinato la malattia e i periodi nei quali l’ammalato è stato addetto a queste lavorazioni con specificate le mansioni, insieme ai sintomi accusati.
  • referto malattia professionale: coloro che esercitano una professione sanitaria e che prestano la propria assistenza o opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per il quale si deve procedere d’ufficio (articolo 365 del codice penale), devono riferirne all’autorità giudiziaria specificando le stesse informazioni previste dal “primo certificato medico” di malattia professionale.
    Malattie soggette a denuncia
    Le malattie di probabile e di possibile origine lavorativa soggette all’obbligo di denuncia da parte del medico si dividono in 3 liste:

  • lista I: malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità;
  • lista II: malattie la cui origine lavorativa è di limitata probabilità;
  • lista III: malattie la cui origine lavorativa è possibile.
    L’elenco stabilito dal D.M. il 10 giugno 2014 riguardano principalmente le patologie neoplastiche contenute in tutte le liste e le malattie da agenti fisici, con riferimento alle sole patologie muscolo-scheletriche.

  • gruppo 6  “tumori professionali”: vi rientrano diverse forme di leucemie e di tumori (fegato, rene, vescica, linfoma ecc.);
  • gruppo 2  “malattie da agenti fisici” in riferimento alle sole patologie muscolo scheletriche: vi rientra l’ernia discale lombare causata dalle vibrazioni trasmesse dall’attività di guida di automezzi pesanti e di conduzione di mezzi meccanici.
    Sanzioni
    Il medico che non provvede alla denuncia delle malattie comprese nell’elenco è punito con la reclusione fino a tre mesi o con l’ammenda da 258 a 1.032 euro (reclusione da due a quattro mesi o ammenda da 516 a 2.582 euro per il medico di fabbrica).
    Per approfondimenti: DM 10 giugno 2014 – Aggiornamento elenco malattie; DPR n. 1124 del 1965 – Testo Unico INAIL.

giovedì 3 marzo 2016

Taglio IRPEF, aliquote e scaglioni: il piano di Governo



Riduzione a 3 aliquote IRPEF e tassa unica al 27% per lo scaglione di reddito tra 15mila a 75mila euro: il piano del governo per il taglio IRPEF del 2018, anticipato dal viceministro Zanetti.
Una semplificazione del sistema che passa attraverso una riduzione delle aliquote e una sorta di flat tax per il ceto medio, con un prelievo al 27% per chi guadagna da 15mila a 75mila euro: sono le ipotesi allo studio del Governo per il taglio IRPEF, che comunque non scatterà prima del 2018. Le anticipazioni sono del viceministro all’Economia, Enrico Zanetti, che ribadisce il piano di progressiva riduzione fiscale più volte annunciato da Palazzo Chigi, iniziato con il bonus di 80 euro in busta paga nel 2014-2015 e che terminerà con i tagli alle tasse previsti per il 2017-2018. L’anno prossimo l’IRES per le imprese, che scenderà di 3,5 punti, al 24%. Poi, nel 2018, l’ultimo passaggio, con «un intervento sull’IRPEF non dispersivo, ma mirato, da attuare con la stessa filosofia degli 80 euro e delle tasse sulla casa: un provvedimento semplice, facile da comprendere, che dia una percezione chiara della riduzione del prelievo».

=> IRPEF e altre imposte:: lascia o raddoppia


Il Governo sta pensando a un meccanismo che prevede il passaggio da 5 a 3 aliquote, con un’unica aliquota al 27% tra i 15mila e 75mila euro di reddito. In questo modo, si concentrano i vantaggi del taglio IRPEF sui redditi che oggi subiscono invece il più consistente prelievo: a quota 28mila euro scatta già l’aliquota marginale al 38%». Zanetti sottolinea che con l’aliquota al 27% fino a 75mila euro, un contribuente con un reddito di 40mila euro avrebbe una riduzione dell’imposta di 1.320 euro, chi guadagna 50mila risparmia 2.430 euro di tasse, con 60mila euro di reddito il taglio fiscale è pari a 3mila 500 euro.

=> IRPEF: scaglioni e aliquote 2015-2016

«Non è solo una questione di giustizia: questa fascia di reddito è anche quella più portata a trasformare la maggiore disponibilità in spesa aggiuntiva. E’ anche una scelta precisa di politica economica». Nessuna anticipazione, invece, sulle detrazioni: Zanetti non esclude che ci sarà un’opera di riordino, e annuncia che si ragiona in particolare «sulle detrazioni per carichi familiari, per cercare di affrontare le conseguenze di un buco di 30 anni sulla natalità che penalizza l’andamento dell’economia». In tutto, il taglio IRPEF costa dai 9 ai 12 miliardi, in linea con le risorse stanziate per l’aumento di 80 euro in busta paga.

mercoledì 2 marzo 2016

Le istruzioni INPS in tema di indennità per i genitori iscritti alla Gestione Separata, a seguito delle modifiche introdotte dal decreto attuativo del Jobs Act.


Con la circolare n. 42/2016 l’INPS ha fornito chiarimenti in merito alle modifiche delle disposizioni del T.U. maternità/paternità riguardante le tutele della maternità in favore delle lavoratrici iscritte alla Gestione Separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge 335/1995, operate dall’art. 13 del decreto legislativo n. 80/2015, attuativo del Jobs Act (Legge n.183/2014).

=> Contributi non versati: le sanzioni alle imprese

Si tratta della possibilità di fruire dell’indennità di maternità o paternità per i genitori iscritti alla Gestione Separata, anche adottivi o affidatari, per un periodo di astensione pari a 5 mesi, un diritto anche nei casi in cui il committente o l’associante in partecipazione non abbia effettuato il versamento dei contributi dovuti.

Omessa contribuzione

Più in particolare l’Istituto dà istruzioni amministrative ed operative relativamente al diritto all’indennità di maternità/paternità in caso di mancato versamento della contribuzione da parte del committente o associante, che lesottolineando  nuove disposizioni si applicano in favore delle lavoratrici e dei lavoratori “parasubordinati”, in quanto non responsabili dell’adempimento dell’obbligazione contributiva. Questo perché in questi casi, spiega l’INPS l’onere contributivo è ripartito tra committente/associante e collaboratore/associato e l’adempimento dell’obbligazione contributiva è interamente a carico del committente/associante, con diritto di rivalsa sul collaboratore/associato per la quota parte a carico di quest’ultimo.

=> Indennità di maternità per Professioniste: normativa

Le disposizioni relative a tale indennità di maternità in favore delle lavoratrici iscritte alla Gestione Separata non si applicano di conseguenza in favore dei liberi professionisti, in quanto lavoratori responsabili dell’adempimento dell’obbligazione contributiva.

Ambito di applicazione

L’Istituto precisa inoltre che:
  • in mancanza del requisito contributivo effettivo sono indennizzabili in base alla contribuzione dovuta i periodi di congedo ricadenti dall’anno 2015;
  • sono indennizzabili, anche in forza alla contribuzione dovuta, i periodi di congedo di maternità/paternità iniziati in data successiva al 25 giugno 2015 (data di entrata in vigore della riforma);
  • sono interamente indennizzabili i periodi di congedo di maternità/paternità “a cavaliere”, ossia in corso di fruizione alla predetta data, anche per la parte di congedo anteriore alla data della riforma;
  • i periodi di congedo di maternità/paternità che si sono conclusi prima del 25 giugno 2015 sono indennizzati in presenza dei 3 mesi di contribuzione “effettiva” nei 12 mesi di riferimento;
  • le giornate di congedo di maternità/paternità ricadenti nell’anno 2014 non sono indennizzabili;
  • la contribuzione “dovuta”, non è utile per l’indennizzo del congedo parentale, indipendentemente dal momento di fruizione.

=> Gestione Separata: Guida INPS all’indennità di malattia

Fonte: Circolare INPS.

venerdì 5 febbraio 2016

Giannini e Franceschini siglano Protocollo per la promozione del teatro e del cinema nella scuola

Promuovere il linguaggio e la cultura del cinema e del teatro nella scuola. è l’obiettivo del Protocollo
d’intesa siglato stamattina dai Ministri Stefania Giannini e Dario Franceschini che segna un nuovo capitolo della collaborazione fra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e quello dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Con la legge Buona Scuola, infatti, sono partite diverse attività congiunte fra i due dicasteri nel segno della promozione dello studio dell’arte, della diffusione della conoscenza del nostro patrimonio culturale e della promozione della lettura.
“Finora la scuola è sempre andata al teatro o al cinema. Ora vogliamo portare il cinema e il teatro a scuola, con due bandi di concorso in cui chiediamo ai ragazzi di esprimersi attraverso questi linguaggi partecipando con copioni e video inediti”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini che ha aggiunto: “La scuola deve farsi carico dell'osservazione passiva, da spettatori, di  queste due forme di arte, ma deve anche promuovere un ruolo attivo dei ragazzi".
"Le iniziative previste dal Protocollo di oggi - ha spiegato il ministro Franceschini  - danno seguito a quanto già stabilito dalla legge Buona Scuola. Rientrano in una strategia iniziata con il ritorno della Storia dell'arte nelle scuole e proseguita con l'equipollenza dei titoli di studio delle scuole che fanno riferimento ai Beni culturali, con la card da 500 euro per i 18enni, che ha una funzione pedagogica perché vuole avvicinare i giovani al teatro, al cinema, alla musica e all'acquisto dei libri, oltre a dare anche un risultato importante per le imprese del settore, perché la copertura finanziaria della norma è di 290 milioni, che vuol dire incassi garantiti".
Il Protocollo prevede corsi di aggiornamento per i docenti sul tema del cinema e del teatro, la promozione della partecipazione del mondo della scuola a rassegne, festival e manifestazioni teatrali e cinematografiche, la realizzazione di un Festival nazionale del Teatro a scuola, la promozione della Giornata Mondiale del Teatro  (27 marzo), della Giornata del Contemporaneo (15 ottobre) e della Giornata Mondiale del Patrimonio Audiovisivo (27 ottobre). Sono previsti anche due bandi di concorso, “Ciak - Si studia!”, che invita gli studenti a mettersi alla prova in qualità di sceneggiatori, registi e autori, e “Scrivere il Teatro”, che chiede ai ragazzi di diventare autori teatrali, presentando un testo, originale e non, su argomenti di valenza sociale.

domenica 31 gennaio 2016

Lettera al Direttore del quotidiano di Como "La Provincia" invata da una persona che ha partecipato alla serata del 22 gennaio 2016 avente per tema CACAO E CIOCCOLATO







Non aggiungiamo altro a quello che leggerete, se non che noi siamo orgogliosi dei nostri studenti e di quello che stanno facendo per il loro futuro.
E' grazie a loro se noi siamo "una delle grandi eccellenze" di Como.

Cara Provincia,

mi permetto di scrivere per segnalare un’eccellenza che Como ha la fortuna di avere: l’Istituto Alberghiero del Casnati.

Se lo Stato Italiano quando ha varato la Buona Scuola aveva in mente di mettere in condizione tutte le scuole di fare qualcosa di simile a quello che da anni fa il Casnati, allora la legge ci ha visto giusto.

Da operatore del settore turistico-alberghiero posso dire che ben poche realtà ristorative si possono avvicinare a quanto propone il vostro Istituto Alberghiero di Como.

Venerdì scorso (22/01/16) ho partecipato alla serata avente per tema “Cacao e Cioccolato” ed è stata sublime, non solo per il cibo proposto, ma anche per il servizio in sala.

A Como solo il Grand Hotel Villa d’Este, e la vecchia gestione del Ristorante Raimondi del Villa Flori, ha qualcosa di simile: vedere un servizio tanto puntuale e preciso fatto da ragazzi così giovani mi ha nel contempo commosso e impressionato per la professionalità dimostrata.

Ma posso anche garantire che l’eccellenza di questo Istituto non si ferma solo all’istruzione perché va oltre. So per certo che la loro presenza nel campo del sociale è molto importante, è una presenza silenziosa, ma c’è: io ne ho avuto una prova al pranzo di Natale della Caritas al Don Guanella.

Cordiali saluti

J.B.

Commento del Direttore
La scuola alberghiera che ha suscitato in lei una così buona impressione è una delle grandi eccellenze di Como. E come anche in altri settori dove la città riesce a stupire, ci sono di mezzo i giovani.
Sono loro, con il loro entusiasmo, l’ottimismo e la voglia di scommettere sul domani che fanno grande questa città e fanno sperare in un futuro sempre migliore.
Foto studenti di sala

venerdì 29 gennaio 2016

Spese sanitarie 730: farmaci da banco detraibili






Come compilare la dichiarazione dei redditi con le spese sanitarie rimaste fuori dal 730 precompilato, per la detrazione 2016: ecco quali medicine e farmaci da banco sono detraibili al 19%.

Per capire quali medicinali da banco godono della detrazione fiscale del 19% in dichiarazione dei redditi (730 o UNICO) in quanto spese sanitarie, è la distinzione tra farmaci e parafarmaci. Dunque, si possono detrarre le spese per aspirina e analgesici ma non per integratori alimentari, anche se prescritti dal medico.

Ecco una breve guida per capire come comportarsi, dal momento che anche per il 2016 il contribuente è chiamato a calcolare da sé l’ammontare delle spese farmaceutiche prive di prescrizione: l’Agenzia delle Entrate ha infatti confermato che l’importo degli scontrini per i farmaci da banco non sarà automaticamente inserito nel 730 precompilato. In pratica, nel 730/2016 confluiranno solo le medicine acquistate nel 2015 dietro presentazione di ricetta medica.


Medicine detraibili

Per essere detraibile il prodotto deve essere definito farmaco (e non prodotto parafarmaceutico). Nello scontrino è riportata tale indicazione (es.: se compare la scritta “parafarmaco” non può applicarsi la detrazione).

Un altro metodo è fare riferimento a quando indicato sulla confezione. I farmaci da banco detraibili presentano sempre una delle seguenti sigle:

  • OTC (over the counter, farmaci da banco);
  • SOP (farmaco senza obbligo di prescrizione medica);
  • F.co (farmaco);
  • Med.le (medicinale),
  • farmaci di fascia C;
  • diciture: omeopatico, galenico, officinale, magistrale, preparazione, automedicazione, etico, ticket o analoghe (è possibile siano abbreviati in omeo, galen, ecc.).
    I farmaci sono sempre contrassegnati da uno specifico codice alfanumerico AIC, rilasciato dall’Agenzia Italiana del Farmaco: se il codice inizia con A0 si tratta di un farmaco, se c’è la scritta A9 si tratta di un parafarmaco.
    Casi particolari
    Nella risoluzione 396/E del 2008, l’Agenzia delle Entrate fornisce una serie di ulteriori indicazioni. Ad esempio: gli integratori alimentari, anche se prescritti dal medico, non sono farmaci, ma prodotti che appartengono all’area alimentare.
    Per quanto riguarda i prodotti fitoterapici, invece, il discorso è diverso: sono ufficialmente approvati dall’Agenzia Italiana del Farmaco e possono essere venduti solo in farmacia, in alcuni casi dietro presentazione di ricetta medica e in altri casi senza, quindi sono detraibili. Si definisce un farmaco fitoterapico
    «ogni medicinale che contiene esclusivamente come sostanze attive una o più sostanze vegetali o una o più preparazioni vegetali, oppure una o più sostanze vegetali in associazione ad una o più preparazioni vegetali».
    Attenzione: prodotti a base di erbe non approvati dall’AIFA, anche se possono avere una qualche attività farmacologica, non possono essere definiti medicinali.
    Altre precisazioni: i prodotti galenici sono detraibili solo se preparati direttamente dal farmacista, dietro presentazione di scontrino parlante (con l’indicazione che si tratta di un farmaco) o ricevuta del farmacista (che scriverà “farmcaco” o “medicina” o equivalenti).
    Infine, i dispositivi medici sono detraibili se definibili come tali sullo scontrino (dispositivo medico / DM / IVD) e se dotati di marcatura CE. La circolare Agenzia delle Entrate  n.20 del 2011 riporta un elenco (non esaustivo) dei più comuni dispositivi medici detraibili:

                                                                      Dispositivi medici detraibili (DM)
Lenti oftalmiche correttive dei difetti visivi
Montature per lenti correttive dei difetti visivi
Occhiali premontati per presbiopia
Apparecchi acustici
Cerotti, bende, garze e medicazioni avanzate
Siringhe
Termometri
Apparecchio per aerosol
Apparecchi per la misurazione della pressione arteriosa
Penna pungidito e lancette per il prelievo di sangue capillare ai fini della misurazione della glicemia
Pannoloni per incontinenza
Prodotti ortopedici (ad es. tutori, ginocchiere, cavigliere, stampelle e ausili per la deambulazione in generale ecc.)
Ausili per disabili (ad es. cateteri, sacche per urine, padelle ecc..)
Lenti a contatto
Soluzioni per lenti a contatto
Prodotti per dentiere (ad es. creme adesive, compresse disinfettanti ecc.)
Materassi ortopedici e materassi antidecubito
                                                   Dispositivi  Medico  Diagnostici  in  Vitro  (IVD)
Contenitori campioni (urine, feci)
Test di gravidanza
Test di ovulazione
Test menopausa
Strisce/Strumenti per la determinazione del glucosio
Strisce/Strumenti per la determinazione del colesterolo totale, HDL e LDL
Strisce/Strumenti per la determinazione dei trigliceridi
Test autodiagnostici per le intolleranze alimentari
Test autodiagnosi prostata PSA
Test autodiagnosi per la determinazione del tempo di protrombina (INR)
Test per la rilevazione di sangue occulto nelle feci
Test autodiagnosi per la celiachia