lunedì 30 novembre 2015

Stipendi: la classifica per provincia

Nella provincia di Milano gli stipendi più alti d'Italia, i fanalini di coda tutti nel Meridione: la classifica degli stipendi dell'Osservatorio Jobpricing.

Gli stipendi più alti d’Italia vanno a chi lavora a Milano, seguita da Bolzano e Genova, città in cui la busta paga annua supera i 30mila euro, mentre i fanalini di coda sono la provincia di Medio Campidano, in Sardegna, quindi Crotone e Messina: è la classificadegli stipendi realizzata dall’Osservatorio Jobpricing per Repubblica.it. Il dato generale che emerge è il gap fra Nord e Sud, con le regioni settentrionali ai primi posti e quelle Meridionali in fondo alla graduatoria. Lo stipendio medio italiano è pari a 28mila 653 euro.
La classifica prende in considerazione solo leretribuzioni da lavoro dipendente nel privato, escludendo quindi lavoro autonomo, dipendenti del settore pubblico, pensionati (mentre, per esempio, le statistiche ISTAT sulle retribuzione includono tutti i tipi di reddito).
Lo stipendio medio a Milano è pari a 34mila 508 euro, mentre nell’intera Lombardia la media scende a 31mila 179 euro. Fra le province, oltre alle tre sul podio, sono sopra i 30mila euro anche Parma, Reggio Emilia, Trieste, Ravenna, Monza e Brianza, Bologna, Verona, Roma e Trento. Facendo la media regionale, invece, il discorso cambia, e sopra questa cifra ci sono solo Lombardia e Trentino Alto Adige, mentre la terza in classifica, ovvero l’Emilia Romagna, ha uno stipendio medio di 29mila 894 euro, seguita dal Lazio, a quota 29mila 615.
Fra le Regioni del Nord gli stipendi più bassi sono quelli piemontesi (28mila 428 euro), mentre i fanalini di coda sono Sardegna (24mila 110), Basilicata, (23mila 876), Calabria (23mila 465). Altri dati rilevanti: le prime dieci province in classifica sono tutte nel Nord mentre le ultime dieci sono tutte del Sud: dal basso verso l’alto, dopo le tre già citate, l’unica sotto i 23mila euro è Oristano, mentre Lecce, Reggio Calabria, Ragusa, Olbia-Tempio, Agrigento, Vibo Valentia sono poco sopra questa cifra.
Brevemente, riassumiamo in tabella la classifica per fasce di reddito:
Stipendi per fasce                                
Provincia
sopra i 30mila euro
Milano, Bolzano, Genova, Parma, Reggio Emilia, Trieste, Ravenna, Monza-Brianza, Bologna, Verona, Roma, Trento
fra 29mila e 30mila euro
 Modena, Piacenza, Aosta, Varese, Pesaro-Urbino, Como, Vicenza, Lecco
fra 28mila e 29mila euro
 Torino, Firenze, Lucca, Ancona, Treviso, Bergamo, Brescia, Forlì-Cesena, Mantova,  Vercelli, Udine, Alessandria, Gorizia, Cremona, Novara, Lodi, Venezia, Cuneo
fra 27mila e 28mila euro
 Palermo, Ferrara, Rovigo, Pavia, Padova, Rimini, Belluno, Sacona, Imperia, Grosseto, Biella, Pordenone, Sondrio, Latina, Asti, L’Aquila, La Spezia
fra 26mila e 27mila euro
 Livorno, Napoli, Verbano-Cusio-Ossola, Massa Carrara, Pisa, Bari, Fero, Viterbo, Prato, Arezzo, Cagliari, Siena, Terni
fra 25mila e 26mila euro
 Macerata, Salerno, Pistoia, Ascoli-Piceno, Frosinone, Campobasso, Brindisi, Catania, Pescara, Chieti, Rieti
fra 24mila e 25mila euro
Catanzaro, Siracusa, Perugia, Barletta-Andria-Trani, Caltanissetta, Carbonia-Iglesias, Foggia, Benevento, Enna, Caserta, Taranto, Teramo, Potenza
fra 23mila e 24mila euro
Sassari, Avellino, Matera, Trapani, Isernia, Nuoro, Cosenza, Ogliastra, Vibo Valentia, Agrigento,  Olbia_Tempio, Ragusa, Reggio Calabria, Lecce
sotto i 23mila euro
 Oristano, Messina, Crotone, Medio Campidano
Ecco, invece, la classifica e lo stipendio medio delle Regioni:
1.    Lombardia: 31.179 euro;
2.    Trentino Alto Adige: 30.803 euro;
3.    Emilia Romagna: 29.894 euro;
4.    Lazio: 29.615 euro;
5.    Valle D’Aosta: 29.843 euro;
6.    Friuli Venezia Giulia: 29.473 euro;
7.    Liguria: 29.259 euro;
8.    Veneto: 28.803 euro;
9.    Piemonte: 28.428 euro;
10.  Marche: 27.829 euro;
11.  Toscana: 27.043 euro;
12.  Campania: 26.310 euro;
13.  Umbria: 25.548 euro;
14.  Abruzzo: 25.411 euro;
15.  Puglia: 25.230 euro;
16.  Sicilia: 25.021 euro;
17.  Molise: 24.660 euro;
18.  Sardegna: 24.110 euro;
19.  Basilicata: 23.870 euro;
20.  Calabria: 23.465 euro.

FONTE PMI

mercoledì 25 novembre 2015

OCSE, Italia in ritardo nell'uso delle tecnologie a scuola


         La bacchettata è giunta questa mattina durante la presentazione 
     Rapporto Ocse "Education at a glance"questa mattina al Ministero
Lo studio OCSE ha evidenziato come "nel 2013 circa il 31% degli insegnanti della scuola secondaria inferiore ha dichiarato di utilizzare spesso le Tic o durante tutte o quasi tutte le lezioni per progetti con gli studenti o per l'attività didattica in classe".
Una percentuale decisamente inferiore rispetto alla media dei paesi facenti parte dell'OCSE, che si aggira intorno al 40%.
Un dato che rischia di creare un solco con le nuove generazioni, tanto più che nel 2012 "la maggior parte degli studenti quindicenni (57%) ha dichiarato di non utilizzare Internet a scuola durante una tipica giornata scolastica", a fronte di una media del 36%"
Risulta, dunque, "una mancanza di preparazione tra gli insegnanti ha forse contribuito a questi livelli di utilizzo delle Tic inferiori alla media".

Regione Lombardia: 'Stop pubblicità gioco su mezzi pubblici











lunedì 2 novembre 2015

Non importa qual è la dieta: per dimagrire ciò che conta è la perseveranza

È una vera e propria guerra. 
Decine, forse centinaia, di regimi alimentari diversi in competizione sul mercato per accaparrarsi il maggior numero di possibili clienti. Guru, sponsor, star a reclamizzarle. Alcuni astrusi, altri semplicemente basati sul buon senso, alcuni praticamente senza grassi altri con una ridotto quantità di carboidrati. Tutti con un semplice obiettivo: far perdere peso chi non si sente a suo agio nella sua taglia. 
Ma ci sono veramente differenze sostanziali tra le diverse diete? Scartate quelle palesemente sbilanciate, secondo uno studio della Harvard Medical School e del Brigham and Women Hospital di Boston, in realtà no: «Abbiamo scoperto che le diete a basso contenuto di grassi non erano più efficaci le diete ad alto contenuto di grassi per la perdita di peso a lungo termine», ha detto il leader di studio Deirdre Tobias.
La chiave del successo sembra avere più a che fare con la fedeltà con cui si segue il programma per perdere peso che a quale sia questo programma, ha detto Tobias. «Essere in grado di attenersi a una dieta a lungo termine predice se una dieta avrà successo per la perdita di peso».
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes and Endocrinology e ha preso in considerazione 53 studi pubblicati in precedenza in cui, globalmente, erano state prese in considerazione quasi 70 mila persone. Diversi i regimi alimentari considerati che variavano sostanzialmente per la percentuale di grassi e carboidrati in essi contenuta. Dopo circa un anno, la perdita di peso era sostanzialmente simile tra i diversi gruppi. L’unica variabile che influenzava l’efficacia era la perseveranza con cui si seguiva la dieta. 
Dunque, secondo Tobias, il messaggio dello studio è semplice: se si vuole perdere peso, l’importante è scegliere un regime alimentare (equilibrato) che si adatti alle proprie preferenze in modo da non abbandonarlo al primo segnale di noia.