giovedì 5 febbraio 2015

Arrestato ai domiciliari finto psicologo ravennate, in cura da lui oltre 44 pazienti

Tra i pazienti anche un minore. L'indagine era partita da un accertamento fiscale del 2013 a cui si erano poi aggiunge le verifiche della Procura



Come riportato in un articolo sul sito dell'Ansa, C.N., un 40enne di Ravenna, è stato arrestato ai domiciliari dalla Guardia di Finanza per esercizio abusivo della professione di psicologo-psichiatra. L'accusa è di truffa nei confronti di 44 pazienti, alcuni anche affetti da depressione maggiore e schizofrenia.
   
L'uomo non aveva mai conseguito i titoli per esercitare la professione, ma formulava comunque diagnosi, praticava ipnosi e dava consigli sui farmaci o terapie alternative omeopatiche.
Come si legge in un comunicato inviato dalla Guardia di Finanza, la vicenda trae origine da una verifica fiscale operata nel 2013 dalla Guardia di Finanza di Ravenna, 1° Nucleo Operativo, presso lo studio professionale di C.N. che risultava esercitare l’attività di psicologo e di psicoterapeuta dal 2007.
Nella circostanza C.N. esibiva ai militari dei “titoli di studio” non ricompresi tra quelli che abilitano allo svolgimento della professione di psicologo e tanto meno di psicoterapeuta.
In particolare C.N. dichiarava di avere conseguito un master di counselling e di esercitare l’attività di counselor.

Il suddetto titolo, peraltro conseguito solo nel giugno del 2013, non abilita all’attività in concreto posta in essere da C.N. il quale, durante le sedute con i pazienti, poneva in essere atti tipici della professione di psicologo, di psicoterapeuta e di medico psichiatra.
Nel corso delle indagini, sia attraverso l’esame delle cartelle cliniche sia mediante l’audizione diretta dei pazienti, si accertava che C.N. – senza averne i titoli e la competenza – formulava diagnosi anche utilizzando strumenti diagnostici quali il Dsm, sottoponeva i pazienti all’ipnosi, interpretava sintomi, forniva indicazioni sull’uso dei farmaci e somministrava, in alternativa ai trattamenti farmacologici assunti dai pazienti su precedenti indicazioni mediche, prodotti omeopatici.

A C.N., quale sedicente professionista, si contesta altresì di aver preso “in cura” anche persone affette da gravissime patologie psichiatriche, come la depressione maggiore o la schizofrenia, che – come noto – sono gestibili solo attraverso adeguati trattamenti farmacologici.

Alla luce della gravità del quadro indiziario e della preoccupante pericolosità della condotta posta in essere da C.N., la Procura presentava richiesta di misura cautelare al Giudice per le Indagini Preliminari che, tuttavia rigettava la richiesta, non ravvisando l’aggravante della minorata difesa in capo ai pazienti dell’indagato.

La Procura pertanto interponeva appello al Tribunale della Libertà di Bologna che, accogliendo il ricorso, applicava a C.N. la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Il difensore di C.N. impugnava l’ordinanza del Tribunale della Libertà con ricorso alla Corte di Cassazione che il 07.01.2015 confermava l’ordinanza del Tribunale del Riesame.

Preme sottolineare come, anche grazie all’importante attività di indagine svolta dalla Guardia di Finanza, 1° Nucleo Operativo è stato possibile interrompere una pericolosa attività che l’indagato svolgeva da molto tempo sfruttando la vulnerabilità psico-emotiva delle persone che chiedevano il suo aiuto.

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